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ADELA CORTINA

Ética de la razón cordial. Educar en la ciudadanía en el siglo XXI, Premio Internacional de Ensayo Jovellanos (2007), Ediciones Nobel, 2007, pagine 270, ISBN 978-84-8459-179-5, euro 19,18

Recensione di Francesca Caputo


Con la sua opera Ética de la razón cordial. Educar para la ciudadanía en el siglo XXI (Nobel, Oviedo, 2007), Adela Cortina, ordinario di Etica e Filosofia Politica nell’Università di Valencia, propone una nuova visione di “etica minima” basata sulla ragione del cuore che batte nello spirito di finezza (esprit de finesse).

L’Autrice fa osservare come il ben noto pensiero di Pascal illumini sempre ancora un’area del sapere dimenticata in alcune tradizioni d’Occidente. La ragione dimostrativa che brilla nello “spirito geometrico”, e la ragione produttiva, che sa di ottimizzare risorse, si sono impadronite della scena teoretica lasciando nella penombra un’altra forma di ragione – quella che la Cortina definisce “ragione cordiale” che batte nello “spirito di finezza” ed è capace di captare la verità e la giustizia in una forma ignorata dalle altre due. L’Autrice sottolinea, perciò, l’esigenza di richiamarsi alle ragioni del cuore che la ragione dimostrativa e quella produttiva disconoscono e che mettono in gioco la persona nella sua integrità.

Riallacciandosi alla celebre formula di Blaise Pascal, secondo la quale: “Noi conosciamo la verità non soltanto con la ragione, ma anche con il cuore” (Pensieri, 144), l’Autrice sottolinea il ruolo chiave dei sentimenti e delle emozioni per la sopravvivenza di un’etica minima in società come quelle odierne. Di fronte ai processi di razionalizzazione del mondo della vita, sottoposto ai princìpi della razionalità tecno-strumentale, l’Autrice - come Pascal di contro alla ragione geometrizzante della tradizione cartesiana e illuminista - fa rivalere i diritti che provengono dal cuore: “Il cuore ha le sue ragioni, che la ragione non conosce: lo si osserva in mille cose” (Pensieri, 146), nella propria storia, nelle nostre motivazioni più profonde, nei nostri riflessi emozionali davanti agli eventi della vita quotidiana.

Ai tentativi abituali nella storia del pensiero di “razionalizzare” le ragioni del cuore e dei sentimenti,  privilegiando costantemente un termine a discapito di un altro, il risultato è a tutt’oggi un non raggiunto accordo su ciò che è tema di “spirito di geometria” o di “spirito di finezza”. In altri termini, chi intende essere ben guidato dal legislatore alla virtù, come direbbe Aristotele, deve avere intelligenza e cuore, sicché intelligenza e cuore formano una unità in ciò che chiamiamo persona virtuosa. Sullo sfondo di questo quadro, in considerazione della nuova situazione storica a livello locale e globale, l’Autrice disegna un’etica minima, riformulata e convertita in etica cordiale.

Nel delineare la sua proposta, Adela Cortina si dichiara d’accordo con quanto affermato da José Luís Aranguren nel Prologo al libro della stessa Autrice Ética mínima (Tecnos, Madrid, 2008) a proposito delle limitazioni di un’etica minima procedurale. Luís Aranguren faceva notare, infatti, come a furia di insistere su un’etica intersoggettiva si sia finiti con il relegare l’etica intrasoggettiva, vale a dire quell’etica del soggetto che si occupa della fucina del suo carattere e che aveva come primordiale obiettivo proprio il raggiungimento della felicità. L’etica tradizionale situava nella persona  il centro della sua attenzione, le interessava soprattutto l’etica del soggetto e lasciava in secondo piano quella che è definita “etica sociale”. Negli ultimi tempi è proprio quest’ultima ad essere posta in primo piano nella riflessione filosofica, trasformata, di recente, in un’etica intersoggettiva che esclude l’etica soggettiva. Non converrebbe, allora, ritornare al compito che intrapresero i filosofi greci, cioè tentare di formare il carattere, l’ethos delle persone in vista della loro felicità che è poi la meta alla quale tutti tendono?

È su questo percorso inter/intra-soggettivo che si innesta la Cortina, proponendo una linea di differenziazione rispetto all’etica intersoggettiva diretta anche a recuperare la dimensione soggettivistica dell’etica: quel sapere etico legato ancora, dalle sue origini, per un verso, all’ethos, cioè al carattere delle persone che sono i principali attori del mondo morale, e, per altro verso, alla felicità, la meta, il télos, a cui tutti tendono. Il carattere, ricorda l’Autrice, è quell’insieme di predisposizioni, di abitudini, per operare in un senso o in un altro e che andiamo forgiando giorno per giorno. Dipende da esso la qualità della vita.

Risorge allora con vigore la necessità di un’etica della virtù, della formazione del carattere. Ma ciò significa andare, oltre le norme, verso il mondo dei sentimenti e dei valori, aspetti che anche l’etica del discorso non ha sviluppato. In altri termini, è necessario recuperare nuovamente il mondo dei valori, e non solo riferirsi a quello delle norme, per molto complesso che sia quel mondo, e con determinati sentimenti, con tutto un bagaglio che portiamo sulle spalle del nostro essere morale.

Dell’etica dell’intersoggettività - che affonda le sue radici in Hegel, e che viene portata in primo piano, anche se da angolazioni tra loro differenti, da pensatori contemporanei come Austin, Searle, Apel, Habermas, Honneth, Ricoeur -  la Cortina apprezza soprattutto il concetto di reciproco riconoscimento, il rapporto simmetrico che ci dovrebbe costituire. Ma le etiche procedurali dovrebbero riconoscere che, tacitamente, quel che propongono è un carattere dialogico, vale a dire un insieme di qualità del carattere che, in ultima analisi, predispongono a dialogare e a dialogare bene. In verità essere disposti al dialogo con le persone nelle condizioni il più possibile prossime alla simmetria, lasciandosi unicamente convincere dalla forza del migliore argomento, richiede volontà decisa e qualità dialogiche. Portarle alla luce è necessario per un’etica civica.

Nella versione dei suoi creatori, Apel e Habermas, l’etica dialogica, come fondamento filosofico di un’etica civica della vita quotidiana, è estremamente vigorosa a livello argomentativo, ma non si è preoccupata di mettere in luce quegli elementi che sono penetrati in essa e le danno consistenza e calore umano come carattere, virtù, valori, sentire comune, sentimenti. Riportare alla luce questi elementi morali che danno consistenza umana ad una razionalità procedurale risulta, dunque, di primaria importanza per la ricerca e la fondazione dell’etica.

Adela Cortina propone, in altri termini, una microetica che non solo dispieghi le potenzialità del vincolo comunicativo con una dimensione argomentativa, che non solo riveli una capacità di argomentare su verità e giustizia, ma risulti profondamente ancorata in una dimensione cordiale e compassionevole senza la quale, per l’Autrice, non c’è comunicazione etica. In questa prospettiva, Adela Cortina fonda un’etica impegnata a mostrare che per argomentare con successo su ciò che è giusto o ingiusto la ragione deve trovare le sue radici nel versante cordiale e compassionevole. L’Autrice, in sostanza, delinea un’etica minima intra-intersoggettivamente condivisibile che si differenzia dall’etica del discorso in quanto è in grado di dispiegare meglio le grandi mete dell’etica per la centralità data a tutte le grandi dimensioni del cuore.

In un mondo come quello attuale, le componenti emozionali e volitive, insieme a quelle intellettuali e relazionali, giocano un ruolo chiave nell’aspirazione ad una intesa etica comune. Per questo motivo l’Autrice propone di sostituire la virtù della prudenza, virtù centrale dell’ethos greco, con la virtù della saggezza che è un innesto della prudenza nel cuore della giustizia. La prudenza può avere cuore o non averlo, la saggezza è la virtù del cuore e per questo motivo vuole giustizia. A tal fine è importante educare i cittadini al senso della giustizia attraverso la compassione (l’essere con gli altri che ci costituisce come persone). La “compassione verso i sentimenti degli altri” è il motore del senso della giustizia, che cerca e trova argomenti per costruire un mondo all’altezza di quello che meritano gli esseri umani; è un vincolo che germoglia dal profondo del cuore ampliando la nostra visione della realtà.

Essenzialmente si può dire che a monte dell’etica cordiale proposta dalla Cortina vi sia un’antropologia filosofica dell’alterità che fa presumere, tra l’altro, anche il poter soffrire o gioire con l’altro entrando nella realtà della sua sofferenza o della sua gioia. Dobbiamo mantenere il cuore aperto verso gli altri facendo uso di una categoria cara alla Cortina: la compassione. La terribile sofferenza dei molti milioni di vittime dei nazisti ha lasciato un’indelebile ferita in tutta Europa. Il massacro, pianificato ed eseguito dai nazisti, è conservato nella nostra memoria collettiva, ma, contemporaneamente, dovrebbe essere iscritto nei nostri cuori.

Con riferimento alla “banalità del male” della Arendt, la Cortina fa notare che forse bisognerebbe parlare di cecità emozionale per la quale gli individui perdono il senso della compassione, finiscono per vedere atrofizzata la capacità di soffrire con gli altri per il loro dolore e godere per essi della loro allegria. La capacità di soffrire e godere con altri germoglia dal vincolo compassionevole. Decidere quali possono essere gli interessi universalizzabili e, pertanto, che cosa può essere più giusto, esige il ricorso a testimonianze di chi ha vissuto nella propria carne gli avvenimenti, a narrazioni che ampliano l’orizzonte vitale, e a storie di vita capaci di aprire un mondo insospettato.

Il vincolo, la ligatio, può intendersi almeno in un doppio senso:  come vincolo tra partecipanti  ad un dialogo i quali perseguono la ricerca di ciò che è giusto attraverso l’argomentazione, e come vincolo tra gli esseri umani che,  riconoscendosi come carne della stessa carne, come sangue dello stesso sangue, dovrebbero per lo meno sentire e sapere di essere obbligati ad appoggiarsi mutuamente per portare avanti progetti di vita degna di essere vissuta. È vero che gli argomenti devono avere il primato nel momento di decidere che cosa è la cosa più giusta, ma non è meno certo che si possa scoprire la cosa più giusta senza comprendere che cosa è realmente in gioco, quali potranno essere i suoi interessi universalizzabili, quali esperienze vitali si racchiudono in biografie uniche ed irripetibili.

Affinché il dialogo giunga a buon fine è indispensabile che gli interlocutori siano disposti a dialogare sul serio. Ma voler dialogare seriamente non è solo questione di ragione dimostrativa né di ragione produttiva: ragione e intelligenza sono, a loro volta, legate agli affetti che impregnano la dimensione del desiderio. In questa fucina del carattere si mettono insieme intelligenza e sentimento e la logica del cuore che si esprime nel riconoscimento cordiale tramite il quale ci riconosciamo come carne della stessa carne e come sangue dello stesso sangue. È ormai un’acquisizione storica che l’uomo è dotato di dignità e non può essere in nessun modo merce di scambio.

Le “lotte per il riconoscimento” hanno portato ad accettare che la soddisfazione di determinate necessità, il potenziamento di determinate capacità di base, devono esigersi come diritti ai quali corrispondono doveri, come esigenze di giustizia che reclamano dichiarazioni internazionali sui diritti, comunità politiche create da un patto, istituzioni economiche etiche.

Riassumendo l’articolato e originale percorso dell’Autrice, si può dire che, affinché la vita condivisa funzioni bene e sia alto il livello morale di una società, è necessario che i cittadini abbiano virtù ben radicate e si propongano le mete comuni del mutuo rispetto e dell’amicizia civica. Come sottolinea l’Autrice, non è possibile seguire questa strada se non incominciando dall’educazione: educare cittadini autentici, veri individui morali, disposti ad operare bene, a pensare bene ed a condividere con altri azione e pensiero. In definitiva, si tratta di avviare un processo di formazione etica che non è solo etica procedurale ma anche sostanziale o etica del cuore (cordiale).

 

Riferimenti bibliografici:

Aristotele, Politica, trad., introd. e cura di R. Laurenti, Laterza, Roma-Bari 5a ed. 2000;

Cortina A., Alianza y contrato, Trotta, Madrid 2001;

Cortina A., Ética mínima, Prologo de José Luís Aranguren, Tecnos, Madrid, 2008;

Pascal B., Pensieri, a cura di P. Serini, Einaudi, Torino, 1967.