TOPOLOGIK.net   ISSN: 1828-5929 


Michele Borrelli

 

 

A Max Horkheimer e Theodor W. Adorno. L’Illuminismo che non c’è

Presentazione di Antonio D'Elia, Pellegrini Editore, 2008, pagine 81, Euro 8,00, ISBN: 978-88-8101-491-0

L’esercizio (preparazione) del declinare il nome dell’essere in un moto continuo e costante del pensiero impone al poeta, che si ri-annuncia come indagatore dei luoghi del silenzio e della situazione (l’essere - il nulla - l’esistere - il permanere dell’esserci) nella condizione (l’esistente) del qui (il tempo e i suoi soggiorni), di estrarre la voce dell’io, que habla de dentro, dalla Domanda stessa, «Dimmi» (Il senso del nulla), che lo spinge simultaneamente a dichiarare l’urgenza dell’«angoscia/dell’attimo fuggente», porgendola alla “presenza” della volontà lacerante, non come attributo dell’anima ma come testimonianza della cesura tra atto dianoetico e vita.

Il centro focale delle liriche si installa sul rapporto tra Ragione e degenerazione della Ragione, tra mistificazione del linguaggio e linguaggio come garante di una percezione dei sentieri del divenire.

Storia personale e storia comunitaria si ricollegano in quel disordine dei pensieri che la poesia non vuole regolare ma unificare come grido di annuncio e di vendetta dell’io verso la propria essenza.

La poesia si erge e si discosta dal confutare teorie, pur leggendole nelle modalità di una considerazione (comprensione) tendente a mettersi in gara con il presente inconsistente, ed è sempre attenta nel prendere sul serio il tempo, dunque l’uomo.

L’atto di fede del poeta verso la “ripensabilità” sull’ente crea una vera e propria riscoperta («in attesa», Il silenzio delle stelle) della riflessione, che diventa apophansis (come modalità originaria): “nuova” categoria del raccontare.

 

 


 

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2008, n°3